Voto: 3/5, forse qualcosina meno
5.2 MISS VIOLENCE, di Alexandros Avranas (concorso)
Miss Violence lascia il segno. Nel bene o nel male. Non si può uscire dalla sala senza essere rimasti scossi. Avranas, qui alla sua seconda regia, segue le tendenze che il cinema della sua patria (la Grecia) ha intrapreso da qualche anno a questa parte. Molto facile accostare questo lavoro a quelli del più famoso regista Lanthimos, ma il discorso è più profondo. Miss Violence racconta una tragedia a scatole cinesi. La prima sequenza mostra il suicidio di una ragazza nel giorno del suo undicesimo compleanno proprio mentre festeggiava con la sua famiglia. Da quel momento in poi, scatola dopo scatola, lo spettatore vestirà in qualche modo i panni del fantasma di questa ragazza rimanendo in quella casa e con quella famiglia per tutto il film, spiando le malvagità più brutali nascoste a tutti e prendendo posto nel teatrino fittizio e sorridente di cene o riunioni con assistenti sociali. Passo dopo passo il regista ci svela qualcosa di sempre più grosso e subdolo, qualcosa che non vedremo mai perchè costantemente lasciato fuori campo ma che ci porterà verso un finale da cui scapperemo volentieri. C'è un universo intero in quella famiglia, ma un universo fatto di malvagità. Pedofilia, menzogne, prostituzione, violenza, un padre/padrone terrificante, solitudine, repressione, ipocrisia. Il tutto incorniciato in una regia elegantissima, con inquadrature calibrate al meglio, una fotografia gelida e movimenti di macchina fluidi (piano sequenza centrale davvero notevole). Uno stile che come dicevo ricorda molto quello di Lanthimos ma che, onestamente, non lo eguaglia, dando l'idea di una pellicola molto controllata e un po' tenuta a freno sulle pulsioni, cosa che con il regista di Kinodontas non succedeva. Detto ciò, uno dei migliori film del concorso.
Voto: 4/5
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