giovedì 29 agosto 2013

VENEZIA 70, Giorno 1 (Mercoledi 28) - parte 2

1.2 VENEZIA 70 FUTURE RELOADED, di AA. VV. 

Presentato come "progetto speciale", Venezia 70 Future Reloaded si presenta come un'opera interessante sulla carta. Infatti, per omaggiare l'importante anniversario della mostra del cinema di Venezia, 70 diversi registi provenienti da tutto il mondo, che durante la loro carriera sono passati con i loro film qua al Lido, hanno composto 70 diversi cortometraggi di lunghezza massima 90 secondi, che riflettessero sul futuro del cinema e omaggiassero in qualche modo la mostra. 

Ora, il difetto del film ricade sicuramente sul rischio più grande in cui un'opera di questo tipo incombeva, ovvero la monotonia. 70 corti sono davvero tanti, inoltre, se sono legati gli uni agli altri semplicemente da un cartello che ne indica gli autori, la cosa non aiuta. 

In pochi hanno omaggiato la mostra, in pochi sono riusciti a riflettere in maniera divertente e originale sul cinema e sul suo futuro, in molti si sono lasciati andare alla retorica e a scelte stilistiche che caratterizzano di più i video artisti invece che i registi cinematografici. 

Forse un'attenzione maggiore da parte dei curatori avrebbe aiutato. Così facendo, il mosaico di cortometraggi rimane sulla carta qualcosa di molto interessante e anche stimolante per un anniversario del genere, ma gran parte del potenziale è sfruttato poco.

Notevoli i lavori di Maresco, Ferrario, Kim - Ki Duk, Shinya Tsukamoto, Abbas Kiarostamis e Giorgos Lanthimos.

Voto: 2/5



1.3 GERONTOPHILIA, di Bruce LaBruce 

Provocatore per eccellenza, il canadese Bruce LaBruce presenta il suo ultimo film nelle Giornate degli Autori veneziane. 
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Facendo un po' marcia indietro rispetto all'estremismo che aveva caratterizzato le sue opere precedenti, il regista però insiste sui temi che gli stanno più cari. La trama ne è da esempio: il racconto di una relazione omosessuale tra un giovanotto e un anziano signore prossimo alla morte (la gerontofilia del titolo, appunto).

Tema e situazioni piuttosto delicate che richiederebbero forse più attenzione e meno provocazione per essere trattate in maniera più esaustiva e meno leggiadra di come invece LaBruce decide di fare. Alcune sequenze sono interessanti e ben girate, LaBruce non è un novellino. Ma il senso che domina la pellicola è quasi spaesamento. Non si capisce bene dove il regista voglia puntare, mescola e rimescola le carte in tavola, alterna stili e situazioni drammaturgiche differenti, si concentra sui corpi per poi passare alle emozioni, ritornare a riflettere sull'età, sull'omosessualità, la malattia ecc. Il tutto in un minestrone confuso disorientato e disorientante. 

Voto: 2/5

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