Dopo aver riflettuto riguardo al post Fukushima con i suoi ultimi 2 drammi (Himizu e The Land Of Hope), Sion Sono
si concede una piccola parentesi più leggera e ludica con questa commedia dalle
tinte demenziali e metacinematografiche. Il regista nipponico (molto famoso e stimato nell'ambiente festivaliero, 2 anni fa Torino gli dedicò una retrospettiva) crea un omaggio ad un cinema che non c’è più, un omaggio alla pellicola, all’artigianalità di
quest’arte e alla passione di giovani aspiranti "artigiani". Lo fa con quest’opera
divertente e leggere ma comunque complessa nella sua struttura narrativa (3
diversi piani e 3 diverse storie con altrettanti protagonisti, che si
intrecceranno nella seconda parte) e nel suo girato. Sono dimostra di saperci fare e soprattutto di sapere dove voler condurre la sua
flotta. Il film, oltre a riflettere in qualche modo su se stesso, ha come
filone comune di tutte le storie la ricerca del proprio obiettivo. Ogni
personaggio ha un sogno e vuole portarlo a termine. Sembra una morale un po’ da
adolescenti, e forse lo è, viste anche le tinte di cui spesso viene ricoperto
il film. Un giochino cinefilo e autoreferenziale che (si) diverte. Però il
lavoro alla lunga stanca un po’ e diventa eccessivo. Una prima parte troppo
prolissa per presentare tutti i piani narrativi e i personaggi, non è calibrata
da una seconda parte molto scherzosa e citazionista ma altrettanto lunga e a
tratti esagerata. Insomma, lo scherzo è bello, ma se fosse durato poco sarebbe
stato meglio.
Voto: 3/5
2.2 TRACKS, di John Curran (concorso)
Tratto da una storia vera molto interessante, il film di John
Curran narra dell’avventura di una ventenne australiana (una Mia Wasikowska in
splendida forma) che con 4 cammelli e un cane decide di intraprendere un
viaggio in piena solitudine attraverso il deserto del suo continente. Onestamente, il concorso veneziano poteva
benissimo fare a meno di un film del genere: tanto lungo e noioso quanto
inutile. Curran gira bene per carità, si affida a una grande prova d’attrice e
a panorami mozzafiato, ma non si capisce proprio dove voglia andare a parare.
La protagonista così come ci viene presentata in maniera molto stereotipata ,
dopo quasi due ore di cammino (che nella vicenda reale coincisero circa con 6
mesi) che cambierebbero la vita anche al meno sensibile di tutti noi, ci viene
ripresentata tale e quale. Un film con scopi e competenze completamente diverse
da Into The Wild ma che prova malamente ad assomigliargli. Alla fine della visione si rimane meravigliati
solo di un fatto, l’esistenza dei cammelli in Australia.
Voto: 2/5
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