martedì 2 settembre 2014

VENEZIA 71. GIORNO 6 (Lunedi 1 Settembre)

HUNGRY HEARTS, di Saverio Costanzo (concorso)

Saverio Costanzo, affermato regista italiano spesso ospite del Lido di Venezia, intraprende un viaggio in America per girare il suo ultimo film, Hungry Hearts. La pellicola prova ad indagare il rapporto tra marito e moglie di una coppia solidissima nel momento della svolta più importante della loro vita, la nascita di un bambino. L'isteria e le forti convinzioni nutrizionistiche della mamma del neonato, porteranno il bambino a rischiare la vita e il padre a ribellarsi cercando soluzioni estreme pur di far fronte al problema. Il film ha un buono spunto iniziale e accompagna lo spettatore passo dopo passo fin dentro la tragedia, ma da quando l'opera inizia ad entrare nel vivo, la bussola del regista perde qualsiasi coordinata. Provando ad avvalorare il tutto in maniera ingenua con scelte registiche elementari ed ingenue (come l'accompagnamento musicale totalmente forzato) che dovrebbero mirare ad una maggiore tensione e claustrofobia, Costanzo rischia di ridicolizzare un prodotto che aveva tutte le carte in regola per poter diventare un buon film.


ALTMAN, di Ron Mann (Venezia classici - documentari)

Si respira un grande senso di malinconia in questa opera documentaristica capace di compiere una carrellata, seppur frettolosa (2 minuti circa per ogni titolo), della lunga carriera cinematografica e televisiva di Robert Altman. Mann ha a disposizione moltissime e preziosissime immagini di repertorio dove l'eroe della sua pellicola può ancora dire la sua in prima persona. Il documentario lavora per sottrazione, intervistando diversi attori illustri (tra i quali anche il defunto Robin Williams) chiedendo ad ognuno di loro di definire a piacimento l'aggettivo "altmaniano", riesce a divertire grazie all'ironia prorompente di Altman stesso durante alcuni sui interventi televisivi e/o universitari, riesce a fare un affresco veloce dei mutamenti di Hollywood negli ultimi 50 anni circa (questo il periodo di attività del regista) e soprattutto ne costruisce un sincero omaggio. Il problema di lavori come questo però è che gli obiettivi appena descritti e pienamente raggiunti dalla pellicola, siano quasi una sorta di punto di partenza imprescendibile, infatti se si vuole omaggiare e ripercorrere la carriera di un autore, non si può non iniziare da questi elementi. Ecco allora che la critica che si può muovere al film è proprio quella di non inventarsi nulla di nuovo, di non rischiare nemmeno un po', rimanendo dunque in una struttura più classica e superata visti gli sviluppi notevoli che il genere documentario sta avendo da diversi anni a questa parte.

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