venerdì 5 settembre 2014

VENEZIA 71. GIORNO 8 (Mercoledi 3 Settembre)

PASOLINI, di Abel Ferrara (concorso)

Il lavoro prova ad indagare gli ultimi giorni di vita dell’autore italiano ma purtroppo risulta poco lucido, frettoloso e a tratti amatoriale. Sia per una regia posticcia, sbadata, poco curata nei dettagli, sia per una sceneggiatura del tutto superficiale e dai poveri contenuti filologici (viene da chiedersi se Ferrara abbia studiato le opere dell’autore prima di mettersi al lavoro per questo titolo), Pasolini delude soprattutto nella parte finale troppo buonista e onirica.





A PIGEON SAT ON A BRANCH REFLECTING ON EXISTENCE, di Roy Andersson (concorso)

Ultima fatica del veterano regista svedese Roy Andersson. Composto da 39 inquadrature fisse, studiate alla perfezione nella composizione e facenti da “palcoscenico” per gli attori che vi sfileranno dentro e interagiranno con lo spazio, la pellicola è di ottima fattura anche per i contenuti che continuano a stuzzicare riflessioni legate all’esistenza umana senza mai però appesantire la visione. Il film infatti è molto ironico e spiritoso, affascinante e divertente, con dei personaggi molto buffi e grotteschi che provano ad evadere dalla scena in cui sono collocati e, di conseguenza, dal loro piccolo mondo. Gli ambienti del film infatti, sono una chiara metafora alla vita ed al mondo in cui viviamo, sempre soggetto all’imprevedibile e in continuo mutamento. Un piccolo gioiellino, speriamo che la giuria ne riconosca le doti.


RITORNO A ITACA, di Laurent Cantet (giornate degli autori)

Laurent Cantet è il regista palma d’oro a Cannes per il film La classe. Il suo nuovo lungometraggio però non convince del tutto come il suo lavoro precedente, mettendo in scena degli amici chiacchieroni che parlano della vita e portano alla luce dei rancori passati e mai affrontati faccia a faccia. Ricercando lo stile del film che gli valse il primo premio a Cannes, il regista incolla la macchina da presa ai personaggi proprio per cercare di scovare ogni singola espressione del viso e ricercare emozioni. Emozioni che però non arrivano alla spettatore troppo annoiato dal minutaggio della pellicola e dalle battute poco frizzanti dei dialoghi. Alcuni passaggi sono degni di nota, il film è ambientato a Cuba e il regista vince la sfida di riuscire a far respirare l’aria del posto pur senza inquadrare la città e l’ambiente, ma questo non basta per rendere l’opera qualcosa di valido al cento per cento.

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