venerdì 5 settembre 2014

VENEZIA 71. GIORNO 10 (Venerdi 5 Settembre)

GOOD KILL, di Andrew Niccol (concorso)

Ultimo film a essere presentato in concorso e forse sinora peggior concorrente di questa selezione. Il thriller ambientato a Las Vegas in una base militare che a distanza bombarda il suolo palestinese è la solita minestra riscaldata di un militare in crisi esistenziale che inizia a essere stufo di dover eseguire ordini come una marionetta senza poter avere voce in capitolo. Il tutto sarà alla base dei suoi problemi che, ovviamente, coinvolgeranno anche la relazione con sua moglie. L’happy ending è tanto scontato quanto fastidioso, ma soprattutto il percorso che il personaggio compie prima di arrivare ai minuti finali rende la pellicola a tratti anche offensiva nei confronti di chi quei drammi li vive davvero. Una superficialità contenutistica presente per tutta la durata del lavoro, unita ad attori in scarsa forma e ad una tensione che manca (elemento piuttosto significativo per un film che rientra in questo genere) sono i fattori che contribuiscono al fiasco. Viene da chiedersi come mai sia entrato nella selezione ufficiale veneziana.



PEREZ, di Edoardo De Angelis (fuori concorso)
Lo spunto iniziale di questo thriller intimista diretto da De Angelis è molto interessante. Perez è un avvocato di serie C interpretato degnamente da Zingaretti che si infila in affari con la Camorra da cui poi cercherà di uscirne per salvare lui e sua figlia. Il film però perde ben presto l’impatto ed il brio iniziale andando a costruire una storia poco credibile e ben lontana dai binari su cui inizialmente viaggiava. Per far fronte a ciò, De Angelis punta tutto sull’interpretazione centrale e riuscita di Zingaretti ma sembra quasi tralasciare il resto degli elementi che quindi gravano sulla mancata riuscita finale. L’opera comunque sia è una delle migliori pellicole italiane presentate in rassegna al Lido ed è curioso notare come ancora una volta (dopo Anime Nere, Patria, La Trattativa, Belluscone, Arance e Martello) i film nostrani sembrino essere interessati alla criminalità organizzata, ambientando storie e personaggi in universi che orbitano attorno a questa sfera. Siamo di fronte ad una vera e propria passione tematica che porta gli autori a voler denunciare propriamente queste realtà, oppure è l’ennesima crisi di idee che spinge i produttori a spremere fino all’ultimo centesimo la nuova gallina dalle uova d’oro nata sotto il nome di Gomorra?

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