giovedì 3 settembre 2015

VENEZIA 72. GIORNO 2 (Giovedi 3 Settembre)



BEASTS OF NO NATION, di Cary Fukunaga (concorso) 

Dopo lo straordinario successo ottenuto dirigendo la prima stagione di True Detective, il regista Cary Fukunaga torna a fare i conti con il cinema firmando un lungometraggio crudo e spietato, sicuramente imperfetto sotto diversi punti di vista ma interessante e coraggioso per molti altri. Beasts of No Nation infatti racconta le terribili gesta di un bambino soldato alle prese con le atrocità delle guerre africane. Lo spunto può sembrare furbo e mirato al successo dati gli ingenti problemi relativi all’immigrazione che negli ultimi anni si fanno sempre più massicci. Eppure la pellicola riesce a trattare in maniera precisa la problematica della guerra dal punto di vista dei piccoli soldati troppo spesso dimenticati dai media e ora posti al centro della lente d’ingrandimento. Attraverso un classico coming of age, Fukunaga spinge sull’acceleratore per tutta la durata del suo film iniziando con una sorta di prologo leggero e ironico per poi immergere lo spettatore nelle assurdità del conflitto esplicitate senza nessuna remora. Qualche svolta un po’ troppo retorica c’è, così come la presenza di un ritmo calante e di un finale poco efficace e più banale. Eppure finalmente qualcuno si è avventurato in questo campo decisamente ostile e rischioso, decidendo di non risparmiare nessuna critica sociale (funzionale la frecciatina rivolta ai venditori d’armi del così detto primo mondo) e nessuna atrocità agli occhi del pubblico. Nota di merito alla straordinaria prova recitativa del giovanissimo protagonista, forse la carta più sorprendente dell’intero progetto.



SPOTLIGHT, di Thomas McCarthy (fuori concorso)

Ispirandosi al grande cinema d’inchiesta americano degli anni Settanta e avvalendosi di un cast di grande rispetto (Mark Ruffalo, Stanley Tucci, Michael Keaton), l’ex regista indipendente Thomas McCarthy firma una pellicola solida, ritmata, corposa e senza apparenti sbavature per ricostruire l’indagine condotta da un team di giornalisti di Boston relativa a uno scandalo di pedofilia per mano di alcuni preti statunitensi. Il titolo che immdiatamente torna alla mente dello spettatore durante la visione è ovviamente Tutti gli uomini del presidente, con il quale Spotlight condivide lo stile ma soprattutto l’impianto narrativo. Il percorso dei protagonisti infatti prende le mosse da un caso isolato e passato quasi inosservato per poi rivelare poco alla volta un marcio sempre più ingombrante e minaccioso. Senza mai forzare la mano su facili accuse contro la Chiesa e le sue istituzioni, McCarthy opta per una regia pulita e neutrale che però (giustamente) non evita di sottolineare i gravi errori commessi dall’stituzione. In anni in cui il mondo corre velocemente da una crisi all’altra e il cinema cerca di stupire il pubblico ingozzandolo con pellicole epiche, stupefacenti e sempre più pirotecniche, è interessante notare come un regista tendenzialmente estraneo al circuito mainstream riesca a proporre un’opera asciutta e “semplice”, provando a smuovere le folle insistendo sul valore della verità e mostrando le faticosissime battaglie che pochi di noi combattono quotidianamente nel suo nome. Da vedere.



UN MONSTRUO DE MIL CABEZAS, di Rodrigo Plà (orizzonti)

Scelto come film d’apertura della sezione parallela Orizzonti, Un monstruo de mil cabezas è un thriller psicologico (ma non solo) di tutto rispetto. Uno spunto semplice, lineare ma decisamente calato nel presente (una donna cerca giustizia privata nel vano tentativo di salvare la vita al marito gravemente malato ma ostacolato da una burocrazia tiranna) che trova il degno respiro grazie alla regia claustrofobica e tenebrosa che Rodrigo Plà imprime al lavoro. Molti personaggi, molti punti di vista, molti volti di un unico grande mostro citato nel titolo. Anche se a tratti un pelo troppo macchinoso e ripetitivo, il film riesce a incollare lo spettatore sulla poltrona senza mai stancarlo, fotografando una società multiforme mai pienamente conscia delle sue azioni. Proprio per questo motivo il regista spesso decide di accompagnare l’inquadratura con immagini riflesse in specchi e/o vetrate in cui i personaggi vengono letteralmente sdoppiati di fronte alla scelta morale cui il plot li pone dinanzi. Senza mai allentare il ritmo, il film sorprende persino nei titoli di coda dove viene svelato (con un’intuizione brillante e originale) che la vicenda appena narrata è stata ispirata da fatti di cronaca davvero accaduti.

Nessun commento:

Posta un commento