BEASTS OF NO NATION, di Cary Fukunaga (concorso)
Dopo
lo straordinario successo ottenuto dirigendo la prima stagione di True Detective, il regista Cary Fukunaga
torna a fare i conti con il cinema firmando un lungometraggio crudo e spietato,
sicuramente imperfetto sotto diversi punti di vista ma interessante e
coraggioso per molti altri. Beasts of No
Nation infatti racconta le terribili gesta di un bambino soldato alle prese
con le atrocità delle guerre africane. Lo spunto può sembrare furbo e mirato al
successo dati gli ingenti problemi relativi all’immigrazione che negli ultimi
anni si fanno sempre più massicci. Eppure la pellicola riesce a trattare in
maniera precisa la problematica della guerra dal punto di vista dei piccoli
soldati troppo spesso dimenticati dai media e ora posti al centro della lente
d’ingrandimento. Attraverso un classico coming
of age, Fukunaga spinge sull’acceleratore per tutta la durata del suo film
iniziando con una sorta di prologo leggero e ironico per poi immergere lo
spettatore nelle assurdità del conflitto esplicitate senza nessuna remora.
Qualche svolta un po’ troppo retorica c’è, così come la presenza di un ritmo
calante e di un finale poco efficace e più banale. Eppure finalmente qualcuno
si è avventurato in questo campo decisamente ostile e rischioso, decidendo di
non risparmiare nessuna critica sociale (funzionale la frecciatina rivolta ai
venditori d’armi del così detto primo mondo) e nessuna atrocità agli occhi del
pubblico. Nota di merito alla straordinaria prova recitativa del giovanissimo
protagonista, forse la carta più sorprendente dell’intero progetto.
SPOTLIGHT, di Thomas McCarthy (fuori concorso)
Ispirandosi
al grande cinema d’inchiesta americano degli anni Settanta e avvalendosi di un
cast di grande rispetto (Mark Ruffalo, Stanley Tucci, Michael Keaton), l’ex
regista indipendente Thomas McCarthy firma una pellicola solida, ritmata,
corposa e senza apparenti sbavature per ricostruire l’indagine condotta da un
team di giornalisti di Boston relativa a uno scandalo di pedofilia per mano di
alcuni preti statunitensi. Il titolo che immdiatamente torna alla mente dello
spettatore durante la visione è ovviamente Tutti
gli uomini del presidente, con il quale Spotlight
condivide lo stile ma soprattutto l’impianto narrativo. Il percorso dei protagonisti
infatti prende le mosse da un caso isolato e passato quasi inosservato per poi
rivelare poco alla volta un marcio sempre più ingombrante e minaccioso. Senza
mai forzare la mano su facili accuse contro la Chiesa e le sue istituzioni,
McCarthy opta per una regia pulita e neutrale che però (giustamente) non evita
di sottolineare i gravi errori commessi dall’stituzione. In anni in cui il
mondo corre velocemente da una crisi all’altra e il cinema cerca di stupire il
pubblico ingozzandolo con pellicole epiche, stupefacenti e sempre più
pirotecniche, è interessante notare come un regista tendenzialmente estraneo al
circuito mainstream riesca a proporre
un’opera asciutta e “semplice”, provando a smuovere le folle insistendo sul
valore della verità e mostrando le faticosissime battaglie che pochi di noi
combattono quotidianamente nel suo nome. Da vedere.
UN MONSTRUO DE MIL CABEZAS, di
Rodrigo Plà (orizzonti)
Scelto come film d’apertura della sezione parallela
Orizzonti, Un monstruo de mil cabezas
è un thriller psicologico (ma non solo) di tutto rispetto. Uno spunto semplice,
lineare ma decisamente calato nel presente (una donna cerca giustizia privata
nel vano tentativo di salvare la vita al marito gravemente malato ma ostacolato
da una burocrazia tiranna) che trova il degno respiro grazie alla regia
claustrofobica e tenebrosa che Rodrigo Plà imprime al lavoro. Molti personaggi,
molti punti di vista, molti volti di un unico grande mostro citato nel titolo.
Anche se a tratti un pelo troppo macchinoso e ripetitivo, il film riesce a
incollare lo spettatore sulla poltrona senza mai stancarlo, fotografando una
società multiforme mai pienamente conscia delle sue azioni. Proprio per questo
motivo il regista spesso decide di accompagnare l’inquadratura con immagini
riflesse in specchi e/o vetrate in cui i personaggi vengono letteralmente
sdoppiati di fronte alla scelta morale cui il plot li pone dinanzi. Senza mai
allentare il ritmo, il film sorprende persino nei titoli di coda dove viene
svelato (con un’intuizione brillante e originale) che la vicenda appena narrata
è stata ispirata da fatti di cronaca davvero accaduti.
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