sabato 12 settembre 2015

VENEZIA 72. GIORNO 9 (Giovedi 10 Settembre)

11 MINUTI, di Jerzy Skolimowski (concorso)


A 77 anni compiuti, Jerzy Skolimowski si dimostra ancora essere un grande maestro di cinema firmando una pellicola che è al tempo stesso sia una lezione di stile che una lente d’ingrandimento per leggere in maniera approfondita la realtà contemporanea che ci circonda. Raccontando l’intrecciarsi di innumerevoli storie nell’arco temporale dei solo 11 minuti del titolo, il cineasta polacco costruisce una pellicola densissima, tesa e visivamente ineccepibile: un vortice forsennato e scalmanato in cui sarà impossibile non apprezzarne la tecnica minuziosa e calzante. Eppure l’opera lascia il segno anche (e soprattutto) per l’interessante riflessione legata al valore delle immagini digitali e alla loro portata. Di questi tempi è il video virale che domina il panorama comunicativo a tutto tondo. Basta aprire il web per pochi minuti per riuscire a farsi un’idea di cosa stia succedendo dall’altra parte del globo. Tuttavia, la realtà filtrata attraverso internet e gli schermi degli Ipad, non è assolutamente una realtà oggettiva e completa. Non ci si può fermare al primo step per poter affermare di aver compreso un fenomeno. La moltiplicazione dei punti di vista dunque è un’arma a doppio taglio che rende il tutto più fruibile ma sicuramente frammentato (proprio come le vite dei personaggi messi in scena nel film). E allora ecco che basta un solo, minimo, ineccepibile tassello fuori posto per innestare una reazione a catena devastante e inarrestabile. Un unico minuscolo pixel nero di cui si accorgeranno in pochi, ma che all’interno nasconde una voragine di proporzioni significative (almeno per chi la abita).


DE PALMA, di Noah Baumbach e Jake Paltrow (fuori concorso)


In un momento storico in cui il cinema documentario viaggia a marce forzate verso un rinnovamento evidente e significativo, Noah Baumbach e Jake Paltrow decidono di riportare il genere ai suoi albori costruendo un film che più semplice e lineare non si può. Ascoltando per circa 30 ore (poi ridotte a due col montaggio finale) il loro maestro Brian De Palma, gli autori hanno modo di realizzare un’intervista genuina e godibile capace di soddisfare tutto il pubblico che vi prenderà parte. Il maestro statunitense si (e ci) racconta senza alcuna maschera, riflettendo sul sistema hollywoodiani e ricordando gli episodi più significativi e stimolanti della sua carriera. Una carrellata spassosissima e calzante in cui De Palma avrà modo di illustrare diverse problematiche dell’industria cinematografica mondiale e confrontarle con gli imprevisti e gli ostacoli odierni. Il regista sottoposto all’interrogatorio ci offre una lezione di cinema saggia, rilassante e coinvolgente in cui il fattore più significativo che trapela è la sua visione giocosa e appassionata con la materia cinematografica. Consigliato ai cinefili più accaniti e agli amanti dell’autore.


L’ESERCITO PIU’ PICCOLO DEL MONDO, di Gianfranco Pannone (fuori concorso)


Sono stati molti i documentari italiani presentati fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia. L’esercito più piccolo del mondo è forse il più curioso per il tema trattato. Pannone si avventura (e noi con lui) all’interno della scuola di addestramento delle guardie svizzere che presiedono la sede papale a Roma. Chi sono? Da dove vengono? Quali studi devono affrontare? Quali sono i loro ruoli all’interno dello stato clericale? Questi ed altri quesiti trovano una risposta lungo gli 80 minuti di pellicola che scorrono in maniera lineare e fluida senza mai annoiare lo spettatore. Il regista è bravo a mimetizzarsi senza essere invadente e a lasciare che la realtà accada davanti alle sue macchina da presa evitando filtri dovuti alla mancata spontaneità delle persone riprese. Peccando forse nel non focalizzare adeguatamente la sua attenzione su  aspetti più introspettivi e personali legati a una tale scelta di vita, l’autore riesce comunque ad entrare in luoghi inaccessibili al pubblico, a stretta distanza con Papa Francesco in persona e nei cunicoli più nascosti di uno dei musei più importanti al mondo, firmando così un lavoro riuscito, stimolante e abile nello schivare luoghi comuni o passaggi retorici e imparziali legati alla sfera religiosa.

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