BEHEMOTH, di Liang Zhao (concorso)
Presentato all’interno del
concorso veneziano come ultimo film di tale sezione, Behemoth ha completamente rimescolato le carte in tavola qui al
Lido. La giuria infatti non potrà far finta di nulla di fronte a una delle
opere più riuscite e sconvolgenti passate qui in rassegna. Il cineasta cinese
si addentra in un viaggio stratificato e sempre più profondo nell’inferno (in
tutti i sensi) delle miniere di carbone contemporanee che ancora non cessano di
mietere vittime. Attuando una sorta di parallelismo con la Divina Commedia di
Dante Alighieri, Liang Zhao sprofonda nel sottosuolo per poi riemergere poco
alla volta sino ad arrivare al disarmante paradiso costituito dalle così dette
città fantasma cinesi (metropoli nuove di zecca e pronte all’uso ma
completamente disabitate). Avvalendosi di uno stile tanto accattivante quanto
spietato, il film non fa sconti a nessuno, né ai suoi personaggi né tanto meno
al suo pubblico. Bastano i primi 10 minuti per capire quanto quella di Behemoth non sia una semplice visione
cinematografica ma una vera e propria esperienza. Il regista inquadra tutto con
una precisione d’altri tempi senza però mai far risultare fittizio o invadente
il suo lavoro da documentarista. Premio in vista, si spera.
PER AMOR VOSTRO, di Giuseppe Gaudino (concorso)
Ultimo dei quattro titoli
italiani presentati in concorso, Per amor vostro è il lavoro più curioso e
riuscito del nostro quartetto. Ambientato interamente in una Napoli dipinta a
tinte bianco e nere, il film di Gaudino racconta una sincera e sentita vicenda
di riscatto. Una donna (Valeria Golino lanciatissima per la Coppa Volpi
femminile) deve fare i conti con i vicini, con il marito usuraio, con un
quartiere che le va stretto e una società che a fatica le riconosce il lavoro.
Anna (questo il nome del personaggio) però è tenace e coraggiosa, che non si
ferma di fronte alle innumerevoli difficoltà della vita ma porta pazienza e
cerca di superare gli ostacoli non solo per il suo bene, ma anche per quello
della sua famiglia. Il regista la paragona (a ragione) a una santa
contemporanea capace di nutrire amore per tutti mettendo se stessa in secondo
piano. Guadino osserva e inscena il tutto con uno stile sopra le righe e molto
aggressivo che potrebbe irritare la visione di una buona fascia di pubblico. Il
film effettivamente non è perfetto (il finale convince poco) ma le chiavi
interessanti e le scelte più originali (usare le musiche napoletane come
colonna sonora attiva e centrale nella vicenda) restituiscono un prodotto degno
di attenzione e capace di scuotere.
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