mercoledì 9 settembre 2015

VENEZIA 72. GIORNO 7 (Martedi 8 Settembre)

JANIS, di Amy Berg (fuori concorso)


Presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia, Janis è un documentario prezioso sotto diversi punti di vista. Non solo infatti il film ripercorre fedelmente la carriera e la personalità di una tra le voci più significative del panorama rock (non solo degli anni Sessanta), ma rimane impresso negli occhi dello spettatore per la sua capacità di testimoniare a 360 gradi un continente intero in un preciso momento storico molto delicato. Il film della Berg si avvale di una ricerca documentaria approfondita e precisa tra interviste, foto, documenti, stralci di giornali, spezzoni televisivi e video amatoriali. La voce della Joplin è al centro dell’intera durata lasciando intuire ai neofiti la vivacità e l’energia che esprimeva così come la parallela debolezza e insicurezza che di lì a poco avrebbe segnato la fine precoce di una vita prima ancora che di una leggenda. L’opera procede con fare spedito e coinvolgente senza allentare mai la tensione dinamica e riuscendo nel difficile conto di appassionare gli inesperti e commuovere i fan di vecchia data.


RABIN, THE LAST DAY, di Amos Gitai (concorso)



Ricostruendo in maniera variegata e multiforme le indagine relative all’omicidio del primo ministro israeliano Rabin avvenuto il 4 Novembre del 1994 a Tel Aviv, Amos Gitai costruisce un film macchinoso, (troppo) lungo e a tratti estremamente pedante che tuttavia nasconde al suo interno una forza cinematografica notevole e una passione cronachistica di tutto rispetto. Rabin, The Last Day non si accontenta di riproporre i fatti inscenandoli, e nemmeno di mostrare l’accaduto utilizzando immagini di repertorio. La verità sta nel mezzo, così l’autore opta per entrambe le tecniche qui esposte inscenando i processi ai protagonisti (offrendo dunque un molteplice punto di vista), recuperando alcuni estratti video dai telegiornali dell’epoca e decorando ulteriormente il tutto con riprese più retoriche e poetiche che sono forse il vero grande punto debole del film. Se non si ha vissuto in prima persona (a livello nazionale si intende) la Storia antecedente e posteriore all’accaduta, difficilmente si potrà apprezzare a fondo la pellicola che trasuda cultura e senso di appartenenza nazionale ad ogni singolo secondo. Gitai non fa cronaca, bensì guarda al tutto con l’occhio critico di chi ha ancora segnato sulla propria pelle il risentimento e la paura di quegli attimi. Non si tratta di un film perfetto, ma l’interesse che riesce a scaturire è da ammirare.


ANOMALISA, di Charlie Kaufman e Duke Johnson (concorso)


Il nome di Charlie Kaufman è da sempre legato all’immaginario più folle e sopra le righe che hollywood abbia proposto. Titoli come Essere John Malkovic o Se mi lasci ti cancello sono ormai diventati di culto e l’autore gode di una certa simpatia tra i cinefili di tutto il mondo. Anomalisa è il suo primo lungometraggio animato (con la tecnica della stop motion) e questo non ha fatto altro che amplificare notevolmente la sua attesa. Il film effettivamente funziona molto bene grazie all’immaginario surreale che l’autore riesce a ricreare e a una scrittura fluida e spontanea che da sempre caratterizza i dialoghi dei personaggi inventati dal regista. La storia prende le mosse da un soggetto trito e ritrito (due persone si conoscono e si amano in una notte d’albergo dando una scossa notevole alle loro vite) ma l’impostazione adottata è sicuramente stimolante e originale. Ciò che però non convince sino in fondo è l’autoreferenzialità che Kaufman imprime al suo lavoro cercando costantemente di andare oltre il dovuto e perdendo di vista il messaggio principale dell’opera. Anomalisa rischia dunque di sfilacciarsi notevolmente e di apparire come un mosaico ricco di notevoli e vivaci tasselli ma di cui il disegno d’insieme è dato per smarrito.

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