martedì 8 settembre 2015

VENEZIA 72. GIORNO 6 (Lunedi 7 Settembre)

A BIGGER SPLASH, di Luca Guadagnino (concorso)


Accolto in maniera decisamente negativa dopo le proiezioni stampa qui a Venezia, A Bigger Splash è un film sicuramente poco riuscito e instabile (soprattutto nella parte finale decisamente da dimenticare) ma che probabilmente non meritava un simile trattamento. Comportandosi come un burattinaio con le sue marionette, Guadagnino fionda sull’isola di Pantelleria quattro personaggi che poi si diverte a massacrare per circa due ore. Quattro solitudini, quattro disagi e soprattutto quattro individui incapaci di comunicare tra loro (non solo per problemi pratici come l’afonia della rock star interpretata da Tilda Swinton) saranno costretti a interagire gli uni con gli altri. Nulla di nuovo, è vero, però il regista studia un interessate chiave di lettura legata alla nudità che molto avrà da dire lungo lo scorrere dei minuti. Il film inizia con un corpo nudo intento a prendere il sole estivo a bordo piscina, poi continua in diversi momenti insistendo a più riprese su tale fattore non tanto per mettere in bella mostra i corpi degli attori, quanto per sottolineare il loro disarmo, la loro difesa completamente azzerata nei confronti della realtà vissuta. Peccato che Guadagnino decida di decorare il tutto con uno stile autoriale e fine a se stesso che dopo poco stufa e rischia la derisione.


EL CLAN, di Pablo Trapero (concorso)


Presentato all’interno di un concorso sinora poco emozionante e decisamente sottotono, El Clan ha il vantaggio di poter essere accostato a pellicole inferiori risultando così una visione piacevole e consigliabile. Ora, non che il film non possegga effettivamente buone qualità, ma probabilmente il lavoro di Trapero (se valutato a mente lucida e senza paragoni alcuni) è da considerarsi meno smagliante del previsto. Raccontando una storia di cronaca argentina in cui una famiglia di malavitosi si specializza nell’arte (se così si può chiamare) dei rapimenti, l’autore costruisce una pellicola dal ritmo serrato e snervante che tiene lo spettatore incollato allo schermo per tutti i suoi minuti. Il cast è in forma e la regia decisamente dinamica aiuta la buona riuscita estetica del prodotto. Ciò che però convince meno è l’apparato tematico trattato troppo con superficialità. Ostacolato anche da una scrittura didascalica ed elementare, il film soffre molto risente molto di tale carenza anche perché le premesse erano più che stimolante (il ruolo del pater familias, il nucleo nativo come banda criminale, il sentimento di rivalsa finale e l’indubbia scelta morale posta davanti al protagonista). Ad ogni modo, ad oggi è un titolo che potrebbe portare a casa qualche premio.


THE ENDLESS RIVER, di Oliver Hermanus (concorso)


Accolto con una lunga serie di fischi al termine della proiezione stampa, The Endless River è effettivamente il film meno maturo visto all’interno del concorso di quest’ultima Mostra del cinema di Venezia. Prendendo il via da un soggetto melodrammatico prevedibile e banale, il regista racconta la storia di una relazione impossibile tra due persone segnate profondamente da un lutto che li accomuna. Hermanus probabilmente si è accorto della vacuità dello script e prova a stimolare l’attenzione dello spettatore insistendo sul patetismo. Purtroppo è proprio questa la scelta che affonda inevitabilmente il progetto, il quale procede arrancando lungo tutti i suoi minuti con svolte narrative futili e uno stile retorico facilmente rimproverabile. Nella seconda parte, il film sembra intraprendere un sentiero più misterioso e affascinante proprio perché si distacca parzialmente dall’eccesso barocco di cui sopra, giocando sul dubbio reciproco che si insinua nella coppia protagonista per via di alcuni qui pro quo fatali e destabilizzanti. Peccato che la parentesi felice dell’opera si esaurisca ben presto per concludere il tutto con un finale frettoloso e superficiale.

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