lunedì 5 settembre 2016

VENEZIA 73, Giorno 4 (03 Settembre)

THE YOUNG POPE (episodi 1 e 2), di Paolo Sorrentino (Fuori Concorso)



Mettiamo subito le cose in chiaro, giudicare una serie televisiva di 10 episodi dopo averne visti solamente due, non è molto sensato o utile. Eppure, qui alla Mostra di Venezia il pubblico ha potuto assistere solamente a questo piccolo assaggio di The Young Pope, ergo rimane un esercizio piuttosto stimolante tirare delle (provvisorie) conclusioni per cercare di intuire come il progetto potrebbe evolvere e svilupparsi nella sua totalità.

Paolo Sorrentino, da sempre, è un personaggio cinematografico al quale non interessa scendere a compromessi con il pubblico. O lo ami o lo odi? Non esattamente. Diciamo piuttosto che a lui non interessa farsi amare e che ogni suo lavoro tiene conto solamente del proprio personalissimo gusto e sguardo artistico. Anche in questa operazione televisiva, di televisivo il regista non inserisce nulla (se non la durata e, va da sè, la suddivisione in episodi). L'incipit ne è la prova evidente e allo stesso tempo avvertimento per tutti gli spettatori: "non aspettatevi di vedere nulla che non porti la mia firma".

Eppure, in questo caso, qualche coordinata in più (oppure, se preferite, qualche ristrettezza in più) l'autore ha dovuto rispettarla. The Young Pope infatti si avvale di meno sequenze "sorrentiniane" e di una narrazione di fondo piuttosto evidente (elementi che si presentano spesso all'opposto nei lavori pensati per il grande schermo), rendendo quindi il tutto potenzialmente appetibile anche a chi solitamente non digerisce lo stile barocco e poco pragmatico dal punto di vista drammaturgico.
Inoltre, i tempi lunghi della televisione hanno permesso a Sorrentino di dedicare molta attenzione ai personaggi di contorno, figure buffissime e straordinarie che da sempre caratterizzano il suo operato venendo però spesso accantonate con fretta e superficialità. 

Detto questo, The Young Pope (per il momento) risulta un affresco potente e riuscito, accattivante, provocatorio, contrastante e contraddittorio. Si parla di Fede, di potere, di umanità, di redenzione e di peccato. Ma lo si fa sempre in punta di piedi, senza perdere il senso della misura, con rispetto di tutto e di tutti. E si rimane incantati dalle immagini e dal talento visivo del regista. 

Le premesse, quindi, sono ottime. Ora non ci resta che aspettare.

#fiducia

P.S. Ah, Jude Law qui è alle prese con l'interpretazione migliore della sua carriera.

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