lunedì 2 settembre 2013

VENEZIA 70, Giorno 4 (31 Sabato) - parte 2

4.3 NIGHT MOVES, di Kelly Reichardt (concorso)

Bizzarro come proprio nel giorno di Philomena (che ho definito il film più riuscito sinora mostrato al festival) venga presentato anche il meno riuscito. In un giro tondo lunghissimo che sfiora le 2 ore, la regista ci racconta le vicende di tre ragazzi alle pre
se con una sorta di attentato ambientalista, tre ragazzi che si spingono così in là per difendere le loro idee e che poi si vedranno inevitabilmente a fare i conti con la coscienza. La Reichardt però sembra dimostrare quasi freddezza alla materia trattata, abbandonando i suoi personaggi a lunghe sequenze silenziose priva del pathos che servirebbe e sfociando molto, anzi, troppo spesso in una banalità disturbante. Nella prima parte non riusciamo a seguire la vicenda e le reazioni abbozzate dei personaggi, nella seconda il film sembra una brutta copia di Delitto e Castigo come se anche una bella copia non fosse già materia trita e ritrita. Al centro l'unica sequenza notevole della pellicola, calibrata e tesa, dove i nostri "eroi" si mettono al lavoro far esplodere una diga. Jesse Eisemberg sembra trovarsi bene nella parte del timido solitario, ma la sua collega Dakota Fanning no.

Voto: 2/5



4.4 IL TERZO TEMPO, di Enrico Maria Altare

Dispiace dover criticare negativamente un esordio, ma difendere questa pellicola è missione dura se non impossibile. Potremmo accusare le interpretazioni fuori luogo, la regia piatta, i buchi di sceneggiatura e le trovate narrative davvero banali e irritanti, ma il fattore più dolente della pellicola rimane la voglia di puntare a livelli cinematografici davvero di medio livello e non solo non raggiungerli, ma scivolare in una baratro profondissimo. La morale dei perdenti che si riscattano nell'ultima partita e in contemporanea nella vita, i ralenti infiniti e scontatissimi della sequenza finale, l'happy ending forzato, e chi più ne ha più ne metta, sono tutti fattori di una fantasia scarna, di una scarsissima inventiva e cultura cinematografica e di un'operazione studiata a tavolino per piacere. E infine perdonatemi, ma un film che parla di rugby, che prende il titolo da una pratica sportiva proprio di quello sport che avviene al termine di ogni partita e che sbaglia a spiegarla, proprio non dovrebbe suscitare il minimo interesse.

Voto: 1/5


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