venerdì 6 settembre 2013

VENEZIA 70, Giorno 9 (5 Giovedi)

9.1 SACRO GRA, di Gianfranco Rosi (concorso)


Innanzitutto, facciamo una premessa: sarebbe sbagliato definire questo lavoro come documentaristico. Sacro GRA è un’opera troppo scritta, troppo precisa e studiata, troppo inquadrata e finta per risultare reale e veritiera. Si potrebbe parlare piuttosto di un cinema del reale (una tendenza che negli ultimi anni trova altri esponenti come ad esempio le Quattro Volte di Frammartino o Il Castello di D’Anolfi e Parenti), là dove il regista Francesco Rosi spende circa due anni della sua vita a raccogliere testimonianze e frammenti di realtà per poi metterle sullo schermo utilizzando le medesime persone da lui incontrate. Dico questo perché di spunti interessanti il film ne ha. Una pellicola che ruota attorno al Grande Raccordo Anulare di Roma senza quasi mai mostrarcelo se non per qualche (ricattatoria) inquadratura notturna. Rosi infatti si concentra sull’umanità e sulla realtà sfuggevole che circonda quella strada. Si concentra su luoghi e personaggi di cui nessuno è a conoscenza proprio perché per il GRA ci si sfreccia in macchina e via. Interessato ad un’umanità celata, Rosi dipinge come fossero eroi, delle persone che più umili e comuni non si può. Però ci sono diversi però. Il film risulta davvero troppo frammentato e vario. Veniamo a conoscenza di circa 7 storie diverse che per i 90 minuti di pellicola si calpestano i piedi l’una con l’altra quasi a voler fare a gara per chi dovesse apparire di più. L’eterogeneità del contesto sarà anche giusta come idea iniziale, ma con l’avanzare della pellicola forse concentrarsi su meno episodi ma in modo più approfondito sarebbe stato utile. Il film continua a passare da una parte all’altra senza connessioni di alcun tipo e stordendo un po’ la visione che alla lunga risulta stanca(nte) e ripetitiva.

Voto: 2/5



9.2 LA JALOUSIE, di Philippe Garrel (concorso)

Si tratta di un film innocuo questo ultimo lavoro di Garrel. Un film che contenuticamente rimane un po' sulle difensive, senza osare dove forse una trama e un argomento quali quelli mostrati meriterebbero di più (e questo è un difetto), ma un film che stilisticamente regala molto agli occhi. Il regista francese dichiara sin da subito che voglia analizzare la gelosia. E lo fa sotto diversi punti di vista: la gelosia tra amanti, tra genitori, tra padri e figli, al lavoro e via dicendo. Il tutto girato in un bianco e nero delicatissimo e preciso sotto ogni riflesso o ombra,cercando di sfumare il più possibile i volti dei personaggi, ricreando un'aurea a là Novelle Vague che piace molto e che si rivela la carta più forte giocata. Il problema del film rimane nella materia trattata con pesantezza non necessaria, cosa che rende la pellicola faticosa da seguire e la che la fa sembrare molto più lunga dei suoi 75 minuti effettivi. Inoltre sembra che Garrel abbia troppa freddezza e precisione nel narrare. Più umanità e irrazionalità nello stendere la sceneggiatura avrebbero aiutato. 

Voto: 3/5

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