mercoledì 4 settembre 2013

VENEZIA 70, Giorno 6 (2 Lunedi) - parte 1

6.1 TOM A' LA FERME, di Xavier Dolan (concorso)

Quarto film del promettente e giovanissimo regista canadese (classe 1989) Xavier Dolan, Tom A' La Ferme è un oggetto strano e difficile da analizzare. Dolan, qua anche (ottimo) protagonista, racconta di un lutto e di due mondi che entrano in collisione. Lo fa con un crescendo regolare nel quale lo spettatore viene accompagnato passo per passo nel profondo della questione. Lo fa con mano sicura, indubbiamente, permettendosi addirittura di "giocare" con i formati delle inquadrature senza risultare ridicolo e approfittando di una colonna sonora decisa e al limite della ridondanza, ma perfettamente calata nel contesto. Però al film manca qualcosa. Trascurando una seconda parte nettamente in discesa rispetto alla prima (a cominciare dalla scena del ballo che potrebbe infastidire, cinematograficamente parlando, anche il meno irascibile tra il pubblico), il film sembra non (voler) evolversi mai. Rimane là, da dove è iniziato, presentando le stesse problematica dal principio alla fine e non trovando una soluzione nè per sè nè per i suoi personaggi. Si indaga la solitudine e l'avversione di due mondi inconciliabili che provano fino all'ultimo a trovare un accordo, ma che inevitabilmente falliranno, proprio come la pellicola sulla quale sono impressi.

Voto: 2/5



6.2 THE ZERO THEOREM, di Terry Gilliam (concorso)

Qualcuno sosteneva che un artista avrebbe dovuto sempre rappresentare/esprimere lo stesso concetto. Terry Gilliam sembra aver preso alla lettera questa filosofia, ma The Zero Theorem onestamente sembra solo un film ripetitivo e "anziano". Il regista crea una sorta di summit di tutta la sua filmografia sia contenutisticamente che stilisticamente parlando. Un uomo solo, incapace di relazionarsi con la società, ossessionato da una sorta di missione che solo lui stesso vede e segue, viene in qualche modo convertito da alcuni personaggi di contorno che proveranno a scrostare questo suo malessere ma senza una vittoria definitiva, come se le convinzioni del protagonista (un Christoph Waltz maestoso come sempre) fossero limabili ma impossibili da cancellare del tutto. Si tratta di un film zeppo di simboli, astrazioni, e mondi "paralleli" che però alla lunga rischiano di infastidire e confondere la visione dello spettatore. Gilliam punta sulla carta stilistica che ormai è il suo marchio di fabbrica, ricostruendo scenari magnifici, con costumi bizzarri e colori sgargianti. Però non aggiunge nulla di nuovo a quanto già detto, quasi come se volesse aggiornare i vecchi concetti realizzando una cover più moderna di Brazil o altri suoi titoli sicuramente più riusciti. 
E poi scusatemi, ma la teoria secondo cui il mondo virtuale sia più idilliaco e felice della realtà, nel 2013 è a dir poco cavernicola.

voto: 2/5 


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